Recensione di “Il domatore di leoni: La nona indagine di Erica Falck e Patrik Hedström”:
“Il domatore di leoni” di Camilla Läckberg edito da Marsilio. È il nuovo romanzo dell’autrice, uscito a settembre 20016, è il nono volume della serie con protagonista il detective Patrik Hedström, ambientato a Fjällbacka.
Erica Falck è alla ricerca di notizie su una strana tragedia famigliare, trasformatasi con il tempo in leggenda in cui un uomo è morto e gli indizi riconducono l’accaduto all’ arrivo del circo in città. Tutto fa silenzio, i turisti e la vita sembrano un lontano ricordo, un vento gelido soffia tra le strade di Fjällbacka e una giovane ragazza, ferita, a piedi scalzi e con lo sguardo vacuo, vaga solitaria nel bosco fitto di neve fino all’ arrivo sulla strada. Ma il destino le è avverso, un auto non accorgendosi di lei, la investe togliendole la vita. La squadra di investigatori comandata da Patrik Hedström, arriva prontamente sul posto. La ragazza è stata riconosciuta e risulta scomparsa da mesi. Il suo corpo è martoriato, e non per colpa dell’autista che l’ha investita accidentalmente. Torna alla memoria dell’ispettore, un caso mai risolto negli ultimi due anni, in cui altre ragazze giovani erano misteriosamente svanite nel nulla, senza lasciare traccia. Due indagini e un punto di contatto? Erika e Patrik, si ritroveranno coinvolti tra segreti d’amore, odio e mistero, una vicenda incomprensibile impenetrabile, celata da una facciata di normalità.
Patrik Hedström scrive con passione e originalità, tenendoci legati a doppia corda, tra imprevisti, e mistero, all’originale vicenda che ha creato.
“Lo stallone percepì l’odore della paura ancora prima che la ragazza uscisse dal bosco. La cavallerizza lo spronò premendo i talloni contro il fianchi, ma non sarebbe stato necessario: erano talmente affiatati che l’animale aveva intuito da solo il suo desiderio.
Il silenzio fu rotto dal rumore sordo e ritmato degli zoccoli che tracciavano solchi nello strato uniforme di neve sottile caduta durante le notte, sollevando una nuvola impalpabile intorno alle zampe del cavallo.
La ragazza non correva. Si muoveva a singhiozzo, seguendo un percorso irregolare, le braccia strette al corpo.
La cavallerizza gridò, un forte richiamo che fece capire allo stallone che qualcosa non andava. Invece di rispondere, la ragazza continuò ad avanzare incespicando.
Le si stavano avvicinando, sempre più veloci. L’odore acre e intenso della paura si mescolò a qualcos’altro, qualcosa di indefinibile e talmente spaventoso da indurlo a tirare indietro le orecchie. Voleva fermarsi, voltarsi e tornare al galoppo alla sua posta protetta nella scuderia. Quello non era un luogo sicuro.
Ormai li separava solo la strada, deserta e spazzata dalla neve impalpabile.
La ragazza continuò ad avanzare. Era scalza e il rosso sulle braccia e sulle gambe nude si stagliava nitido sullo sfondo candido, gli abeti innevati simili a una scenografia bianca alle sue spalle. Erano vicini, ai due lati della strada. Lo stallone sentì di nuovo il richiamo della cavallerizza, la sua voce familiare e insieme, in qualche modo, diversa.
Di colpo la ragazza si fermò, restando in mezzo alla strada con la neve che le vorticava intorno ai piedi. C’era qualcosa di strano nei suoi occhi, simili a buchi neri nel volto bianco.
L’auto si materializzò dal nulla. Il rumore della frenata lacerò il silenzio e poi si sentì il tonfo di un corpo che urtava il terreno. La cavallerizza tirò le briglie così forte che il morso gli ferì la bocca. Ubbidì, fermandosi di botto. Lei era lui e lui era lei. Era quanto aveva imparato.
La ragazza giaceva a terra, immobile, quegli strani occhi rivolti al cielo.
Erica Falck si fermò davanti al penitenziario e per la prima volta lo osservò con una certa attenzione. In occasione delle visite precedenti era così presa dal pensiero di chi avrebbe incontrato da non riflettere sulla costruzione e sul circondario, ma per scrivere il libro su Laila Kowalska, la donna che molti anni prima aveva brutalmente assassinato il marito Vladek, le servivano tutte le impressioni che si potevano raccogliere”
Tratto dal romanzo.