Walter Bonatti. Il sogno verticale – Angelo Ponta

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Recensione di “Walter Bonatti. Il sogno verticale”:

“Walter Bonatti. Il sogno verticale “di Angelo Ponta edito da Rizzoli, con l’introduzione di Michele Serra è una raccolta di cronache, immagini e pensieri di alpinisti, giornalisti, fotografi, filosofi e amici, che negli anni hanno seguito a piedi o con il cuore la vita di questo grande personaggio. Un libro ricco e diverso, che racchiude tutto lo spirito, la forza e la volontà di questo ragazzo italiano del dopoguerra, con la passione per le montagne e il salirci fino in cima. Bonatti attraverso una puntigliosa pubblicistica, libri e reportage ci ha fatto ripercorrere e vivere la sua storia di esploratore, d’alpinista passo per passo, senza mai lasciarci indietro, ma è in questo libro, nella sequenza di fotografie private, appunti personali, che è la sua vita stessa che ci parla di lui. Un excursus a partire dalla sua adolescenza, tra le sue imprese alpinistiche in Italia e nel mondo, fino al suo personale addio con il superamento della parete Nord del Cervino nel 1965, tra esperienze in condizioni estreme e scalate impossibili, incoraggiando i giovani ad amare quello che li circonda.

“Molte vie inedite, le “vie Bonatti”; quasi tutto, del resto, era inedito in quegli anni. Si respira a pieni polmoni, specie nella prima parte del libro, la sensazione di un tempo ancora intatto, di vita che fiorisce, di un Paese nuovo e di occasioni nuove, che basta voler cogliere. Se non temessi la retorica dei “bei tempi”, che di tutte le retoriche è forse la più ingannevole, direi non c’è immagine di quei ragazzi, di quei rifugi, di quegli incontri che non racconti la dignità, l’eleganza fatta di così poco dei nostri padri e delle nostre madri.”

“Walter da solo, comunque, è il Bonatti più vero, il Bonatti più Bonatti. Della sua solitudine in parete serbo ricordi così remoti (da telegiornale in bianco e nero) e così intensi che li ho ampiamente confusi, oramai, con la mia mitologia infantile, quella degli albi di avventura, dei film, dei libri di Salgari e di Verne. Avrei detto, con l’ingenuità e l’entusiasmo di quando ero bambino, che le foto di Walter da solo in parete sono le foto di un eroe. Ho vissuto abbastanza per sapere che non è esattamente così (anche se un poco è davvero così). Non è l’eroe che ritrovo in queste pagine. È l’uomo che anche per mio conto, e anche per vostro conto, è riuscito a spiegarmi, senza bisogno di mezza parola, che la natura ci salva perché la natura è tutto ciò che noi siamo, ed è solo lì che possiamo ritrovare la nostra identità profonda, il nostro essere vivi. Ogni atomo di Walter è anche un nostro atomo.”

La Repubblica.

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